I genitori perdono la loro battaglia, morto il piccolo Archie Battersbee: il ragazzo di 12 anni ha lottato fino alla fine.
Archie Battersbee, un ragazzo britannico di 12 anni al centro di una battaglia legale tra i suoi genitori e i suoi medici, è morto poco fa. A lungo, i genitori si sono battuti per tenerlo legato a un supporto vitale e questa vicenda fa esplodere nuove polemiche sulle decisioni da prendere di fronte a bambini e ragazzi gravemente malati. Il dramma di questa famiglia britannica è iniziato diversi mesi fa, a causa di una TikTok Challenge finita tragicamente.
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Il ragazzino era in coma profondo da quando sua madre lo trovò privo di sensi nella loro casa nell’Essex, nel sud-est dell’Inghilterra, il 7 aprile scorso, con qualcosa legato al collo. Si ipotizzò subito che potesse aver partecipato a una TikTok Challenge e anche sua mamma, Hollie Dance, sostenne quell’ipotesi. Da quel momento per lei e per Peter, il padre del ragazzo, è iniziato un calvario, che si è concluso oggi al termine di un braccio di ferro giudiziario.
“Posso solo dire che sono la mamma più orgogliosa del mondo” – ha detto la signora Dance, parlando ai giornalisti fuori dal Royal London Hospital, dove Archie era in cura – “Era un bambino così bello, e ha combattuto fino alla fine”. Parole strazianti, quelle di questa mamma che ha perso il figlio in modo tremendo. Ha aggiunto Hollie Dance: “Sono davvero orgogliosa di essere sua madre”. In una serie di decisioni, i giudici hanno riscontrato che Archie aveva subito gravi danni cerebrali e che l’onere del trattamento superava i benefici. Per cui, avevano chiesto l’interruzione delle cure.
La famiglia di Archie ha impugnato le sentenze, dicendo che volevano lasciarlo morire in un momento “scelto da Dio”. Secondo i familiari, infatti, il ragazzo era molto religioso e quindi l’intenzione di Archie sarebbe stata quella di continuare con il supporto vitale. Anche l’ultimo ricorso, perché il ragazzino venisse trasferito in una struttura privata, era stato respinto. I genitori hanno chiesto perché “vengono sottratte le loro decisioni e i loro diritti”. Il caso ricorda da vicino quelli di Charlie Gard e Alfie Evans, per i quali si erano mossi addirittura Papa Francesco e Donald Trump, ma senza esito.