Italia, dal fondale marino della nostra penisola riemerge un tesoro a dir poco stupefacente. Le parole degli esperti.
L’archeologia subacquea è una delle discipline che in questo ultimo periodo sta ricevendo, finalmente, la giusta attenzione. Come spesso ha sottolineato il ministro Franceschini in nostro Paese è circondato dal mare ed ha un patrimonio culturale immenso. Tutto da proteggere e tutelare.
Nelle ultimi mesi si stanno registrano una serie di scoperte che lasciano davvero senza parole. Tappe e testimonianze importantissime che riguardano coloro i quali hanno abitato il pianeta prima di noi. La notizia arriva direttamente dal nostro Paese e vede la Puglia protagonista assoluta.
Stando alle prime analisi, il rinvenimento accrescerebbe le pagine di storia che riguardano la Magna Grecia. Intendiamo, infatti, una particolare area della nostra penisola (ossia la Calabria, la Campania, la Puglia e la Basilicata) colonizzata a partire dal VIII dai Greci. L’intento era quello di sviluppare il più possibile le attività commerciali.
Otranto, dal fondale emergono manufatti datati intorno al VII secolo. Un tesoro preziosissimo
Come accennavamo poco fa, Otranto si è resa protagonista di un eclatante rinvenimento archeologico. Le diverse campagne di scavo organizzate sul territorio hanno riportato in auge una serie di ceramiche: si tratta di vasi e di coppe di vino.
La provenienza è senza alcun dubbio Corinto e stando ad una prima analisi è possibile datarle intorno al VII sec. Grande stupore da parte dei ricercatori, ma soprattutto tanta felicità per le moderne tecnologie adoperate per i lavori. Il recupero non è stato dei più semplici.
Proprio per questo motivo si è reso necessario l’utilizzo di una macchinari hi-tech per la geolocalizzazione e il conseguente ripescaggio delle preziose ceramiche. L’importanza di tali reperti è a dir poco strepitosa, perché si viene a creare in questo modo un nuovo ponte di conoscenza.
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La scoperta ci consente di analizzare con una maggiore precisione quelli che sono stati i flussi migratori, ma anche la stessa mobilità interna delle genti che hanno vissuto anni e anni prima di noi.