Piero Angela ha lasciato un ricordo indelebile nella mente degli italiani: il celebre divulgatore scientifico non sarà mai dimenticato per saggezza ed insegnamenti di vita. Scopriamo quali sono state le sue ultime parole prima della morte.
Sono milioni gli italiani che ancora oggi piangono la scomparsa di Piero Angela. Un ricordo indelebile per il divulgatore scientifico che è stato un esempio non solo di cultura ma anche di umanità. Un grande uomo che mancherà tantissimo soprattutto in un periodo così complicato per il nostro paese. Orfano di ideali e di modelli positivi da seguire. E che sempre più spesso rincorre invece obiettivi futili e di facciata, privi di valori umani.
Tanti i programmi televisivi che ci mostrano interviste ed aneddoti di uno dei volti storici della nostra epoca. Un simbolo di perbenismo e signorilità, che anche di fronte a tematiche complesse ed articolate sapeva trovare sempre le giuste parole per spiegare a tutti l’obiettivo che voleva raggiungere negli interlocutori. Un dono il suo innato, quello di rendere essenziale anche il particolare.
La semplicità dei grandi, che anche senza termini roboanti e complicati sapeva arrivare al cuore delle persone. La sua morte è stata celebrata non solo dalla sua famiglia e dal figlio Alberto in particolare, ma anche da milioni di italiani, commossi alla notizia della sua scomparsa. Ma andiamo a scoprire cosa ha raccontato il divulgatore scientifico in una delle sue ultime apparizioni in tv.
Ospite di tante trasmissioni televisive, anche quando ormai aveva “passato il testimone” al bravo e preparato Alberto, Piero Angela non si è mai sottratto a domande anche di carattere generale. Lo ha fatto anche prima della sua scomparsa a Che tempo che fa di Fabio Fazio, dove si è lasciato andare raccontando tanti aspetti di vita comune e personali che mai aveva esposto prima.
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Ad una domanda di Fazio sui giovani di oggi il divulgatore scientifico ha regalato l’ennesima perla di saggezza, un monito per le future generazioni: “Cosa ce ne facciamo dei ragazzi che prendono 10, 9, 8 a scuola se non sono in grado di intervenire quando viene fatto del male ad un compagno, quando hanno delle prestazioni eccezionali ma non hanno strumenti per aiutare un loro amico e riconoscere un bisogno”. Intervista che ha fatto riflettere molto sulla figura di genitori odierna.
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“Si punta troppo sulle prestazioni e troppo poco sui sentimenti, troppo egoismo e impoverimento emotivo. Un figlio prima deve diventare un uomo inteso ‘persona con valori’. Non puntiamo solo sulle prestazioni”. Parole che diventano un insegnamento ma allo stesso tempo un monito per i genitori che troppo spesso non riescono al meglio a svolgere un ruolo così importante che hanno scelto di portare avanti.