I nostri mari sono sempre più minacciati: si aggira sui fondali un “killer invisibile”. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Il problema dell’inquinamento è una piaga che affligge il mondo e da cui ancora non si riesce a venirne fuori. La condizione in cui versiamo non è decisamente delle più tranquille e il livello di tossicità sta salendo a vista d’occhio. I nostri mari ne sono completamente avvelenati.
Una delle più crude testimonianze del problema arriva direttamente dal capo ricercatore dell’organizzazione Ocean Cleanup, il quale dopo giorni e giorni di navigazione si è trovato al suo fianco una coltre di spazzolini da denti e di plastiche varie. È a dir poco surreale – le sue parole.
Il tutto è avvenuto nelle acque dell’Oceano Pacifico, ma non occorre andare così lontano per rendersi conto che il problema è molto più vicino di quanto pensiamo. Basta ricordare quali sono state le condizioni in cui riversavano le nostre spiagge questa estate.
Stiamo parlando della plastica, ossia il killer numero uno al mondo in fatto di inquinamento. Le testimonianze sono sempre più tragiche e disastrose. Lo scenario non è dei migliori e vede i nostri mari completamente invasi da sostanze tossiche e non biodegradabili.
È stata definita killer invisibile ed è stato stimato essere presenti ben oltre 500 tonnellate. Volendo essere ancora più precisi: in modo particolare sono gli attrezzi utilizzati per la pesca a finire sul fondale dei mari, mentre il resto proviene direttamente dalla terra ferma.
Vogliamo provare a parlare dei danni agli animali? Sono molteplici e terribili. In primis, la maggior parte di essi muore per soffocamento o restano impigliati alla plastica marina. Oltre ad essere un rischio per questi ultimi lo è anche per la barriera corallina.
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Come si potrebbe cercare di trovare una soluzione? Una delle ipotesi e delle piste più battute è quella di sostituire i vecchi attrezzi di pesca con alternative che vanno in direzione eco-friendly ossia biodegradabili.