Annamaria Franzoni, scoperto cosa fa e chi è oggi a distanza di venti anni dall’omicidio del figlio Samuele Lorenzi: da non credere.
Protagonista di uno dei delitti più in “giallo” della televisione italiana, la valdostana, Annamaria Franzoni è tornata in auge con una scoperta sul suo conto davvero molto interessante.
Il caso di Cogne, bagnato dalla peccaminosa morte del figlio Samuele Lorenzi, il 30 Gennaio 2002 divenne uno spartiacque non solo dal punto di vista mediatico ma anche processuale. I due ambiti del caso entrarono per la prima volta in simbiosi proprio grazie all’uccisione di Samuele Lorenzi.
Per chi ricorda quel giorno come andarono le cose, Annamaria Franzoni sollevò il problema e lo fece presente alle autorità, le quali accorsero immediatamente sul posto per accertarsi delle condizioni del bambino.
Il piccolo Samuele vomitava sangue secondo la versione della madre ma in realtà il piccolo era stato ucciso.
Sul posto accorse persino la polizia scientifica per le indagini accertative, un’analisi morfologica delle tracce di sangue come mai era accaduto in diretta televisiva prima di allora
Per chi ricorda ancora come una rimembranza tutt’altro che sbiadita, il caso di Cogne e del delitto di Samuele Lorenzi per mano della madre Annamaria Franzoni sono venute fuori novità davvero sorprendenti, in particolar modo nei riguardi della donna valdostana.
Annamaria, dopo l’uccisione di Samuele e con il ‘giallo’ che va via via attenuandosi ha messo alla luce un secondo bambino.
Il tragico evento della scomparsa fece scattare la scintilla del cambiamento nella donna, per anni sotto i riflettori dei casi di cronaca nera (il primo del nuovo podcast “Indagini” che approfondisce il tema della tv italiana nelle indagini processuali e scientifiche).
A distanza di venti anni dall’omicidio, Annamaria oggi è responsabile e gestore dell’agriturismo di famiglia, ubicato a Monteacuto Vallese, nel bolognese.
Nella vasta e lussuosa dimora di Cogne, dove risedeva insieme al marito, Stefano e il figlio Samuele non c’aveva fatto più ritorno da allora.
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A distanza di due decadi dall’omicidio e all’indomani dei 6 anni di cella e 5 ai domiciliari (estingue poi la pena per “buona condotta”) gli addetti al caso fanno sapere che Annamaria e il marito hanno ripreso a farvi visita nell’appartamento (almeno una volta all’anno).