Un resoconto triste, Gianluca Vialli ha aspettato per parlare a gran voce. Un coraggio messo a dura prova dal “nemico” con lui fino alla fine dei suoi giorni.
Un ragazzo alla mano con un destino nefasto all’angolo. Gianluca Vialli ha attraversato gli ultimi momenti in vita con apprensione soprattutto per la sua famiglia. Una notizia ha sconvolto gli ammiratori dopo la sua scomparsa.
Calciatore, marito e padre. Tre mansioni cha ha governato con tutte le sue capacità alla stessa maniera. Luca, come veniva chiamato dagli amici, era una persona rigorosa e con i piedi per terra.
La sua malattia lo ha consumato ma lui si appoggiava al suo grande amico fraterno Roberto Mancini con cui ha tracciato buona parte della sua vita lavorativa e personale. Ha tenuto tutto per sè prima di spiegare il cancro in un comunicato.
Gianluca Vialli non ha potuto far altro che assecondare il suo destino. Ogni giorno più prezioso dell’altro
Ecco come parlava del male i primi tempi:
“Sto abbastanza bene ma non ho ancora completato questo viaggio. L’ospite indesiderato è sempre con me e ogni tanto è un pochino più presente, altre meno. Io adesso sto facendo un periodo di manutenzione, diciamo così. Si va avanti, speriamo che mi possiate sopportare ancora per tanti anni. Sono fiducioso e ottimista in questo senso”.
Si dava coraggio da solo ma era pieno di paura per la sofferenza, continuando dice:
“Oggi so che ho il dovere di di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò. Cerco di non perdere tempo”.
Gianluca non lo aveva detto subito, aveva preso del tempo per metabolizzare la terribile sentenza dei medici che avevano notato in lui uno strano ittero al volto. E’ stata questa la causa scatenante che lo ha portato ad approfondire le analisi.
Spiega il motivo per cui non lo ha detto subito:
“Non l’ho condiviso ampiamente per 12 mesi perché senti che stai deludendo qualcuno, come i tuoi genitori e non vuoi che ti vedano soffrire. Non volevo essere visto come un povero ragazzo con una malattia perché sono sempre stato percepito come un ragazzo duro, forte con molta determinazione.”
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