Vespa velutina, può essere davvero una minaccia per il nostro Paese? Ecco dove è stata avvistata. Parlano gli esperti.
Al pari di molti altri insetti, le vespe possono essere considerate una specie molto pericolosa per gli animali e per gli esseri umani: con la loro puntura, infatti, può iniettare veleno nell’organismo e provocare delle reazioni allergiche. Tendenzialmente non sono aggressive, sono esseri solitari che attaccano se si sentono minacciati.
La puntura può causare gonfiore e dolore della parte interessata, nonché nei casi più gravi anche delle difficoltà respiratorie. Oggi in modo particolare vogliamo occuparci della vespa velutina che può essere distinta dalle altre specialmente per il colore più scuro che tende ad un rosso con le consuete striature gialle lungo il dorso
La sua diffusione è ravvisabile in Asia orientale, ma sono attestate le prime specie anche nel resto dell’Europa a partire dal 2004. Secondo gli esperti può essere un serio problema non solo per la salute umana, ma per l’ecosistema. Vediamo adesso dettaglio la sua diffusione e come le regioni italiane si sono organizzati a tal proposito.
Vespa velutina, quali sono i rischi per l’Italia. I timori dei ricercatori
Ci siamo lasciati che la vespa velutina è stata considerata dagli esperti come una specie molto invasiva, proprio perché si nutre anche delle api e di altri insetti che portano il polline. Secondo gli studi questo animale è davvero pericoloso per l’uomo, perché la sua puntura inietta all’interno dell’organismo un veleno urticante.
La sua attestazione risale a partire dal 2004 e in Italia si sta espandendo prepotentemente. Stando alle parole di ricercatori non è pericolosa solo per l’uomo, ma anche per l’ecosistema. Vediamo adesso più nel dettaglio la sua propagazione in Italia. Una prima serie di avvistamenti è stata registrata in Liguria e in Emilia Romagna.
Le considerazioni da parte dei ricercatori dell’Università di Pisa, insieme a quelli di Firenze e dell’University College di Londra non sono delle migliori. È importante in questo momento ridurre al minimo l’impatto, queste le parole da parte del Dipartimento di biologia. Sono localmente nocivi, ha continuato.
Sono giunte segnalazioni specialmente dal Nord Italia e in modo particolare i focolai si sono registrati in Emilia-Romagna, a Piacenza, a Venezia e a Parma. Il numero è in costante crescita. In sintesi il problema consiste nel fatto che questi animali si nutrono principalmente di api che sono fondamentali per il nettare e il polline.