La Francia restituirà all’Italia sette tesori inestimabili: ecco quanto sta accadendo al Louvre nelle ultime ore
Prima di entrare nel cuore della notizia occorre specificare che, specialmente durante il secondo conflitto bellico si è registrato un fenomeno non trascurabile: mi riferisco, infatti, al saccheggio e al traffico di opere d’arte.
Molti eventi, a tal riguardo, hanno portato alla sottrazione di beni culturali dal valore inestimabile. La seconda guerra mondiale ne è un esempio: si stima che siano stati rubati centinaia, o meglio migliaia, di testimonianze artistiche recuperate successivamente.
In queste ultime settimane il Louvre sta ospitando un importante mostra: alcune opere del museo di Capodimonte sono state gentilmente prestate all’istituto francese per unire e legare ancor di più i paesi.
Oggi però si parla sempre più spesso di restituire quelle che sono preziose testimonianze italiane che, col tempo, sono state esportate in modo illegale in Francia e acquistate dal museo.
Attualmente si sta parlando di sette reperti archeologici che il nostro paese ha richiesto indietro al Louvre: mi riferisco, nello specifico, ad un anfora del V secolo che è stata attribuita al maestro di Berlino – ossia un famoso artista della ceramica ellenica. Il particolare di questo vaso vede la rappresentazione di un uomo che suona la cetra.
E ancora, abbiamo un vaso antico che è stato datato tra il terzo e il IV secolo a.C. con particolari scene mitologiche. Inoltre è stata chiesta la restituzione di una coppia di Nereidi che appartengono alla Puglia.
Con estrema probabilità, secondo quanto riportato dalle fonti, alcune di queste opere sono arrivate in Francia per mano di un ambiguo (così è stato definito) mercante italiano. Dal Louvre, però, non ci sono approfondite verifiche in tal senso.
I lavori di verifica e di ricostruzione dei fatti sono stati effettuati da due importanti archeologi romani che hanno collaborato con un ricercatore danese: gli studi hanno reso evidente gli spostamenti del famoso mercante e sono state riportate in auge dubbi attività circa l’acquisto dei beni culturali.
Intervenuta, a tal proposito, anche la direttrice del Louvre la quale sostiene ed afferma che tutte le opere d’arte che hanno una provenienza non certificata sono da considerarsi “una macchia” per il famoso complesso francese.
Subito dopo l’estate, l’inchiesta condotta dei due esperti, avrà una fase successiva di valutazione: ragion per cui saranno presi in esame tutti i dati raccolti fino a questo momento e il ministro della cultura francese valuterà definitivamente quale sarà il futuro delle opere d’arte italiane attualmente al Louvre.