Covid, cosa gli scienziati hanno scoperto sugli asintomatici: lo studio potrebbe portare ai nuovi vaccini
La pandemia da COVID-19 ci ha colto di sorpresa e con la stessa sorpresa ha piegato il mondo. E’ il 3 dicembre 2019 quando per la prima volta la Cina comunica di aver registrato casi anomali di polmonite. Precisamente mi riferisco alla città di Wuhan, dove viene identificato il nuovo virus che si trasmette da uomo l’uomo.
Nel gennaio 2020 inizia il primo lockdown della città cinese, dove vengono barricati in casa oltre 60 milioni di persone. Le prime indagini emerge che il genoma del coronavirus è quello appartenente al pipistrello. Esattamente un mese più tardi sono confermati i primi due casi in Italia: si tratta di due turisti cinesi in visita a Roma.
Arriviamo all’11 marzo 2020, quando il coronavirus si diffonde a macchia d’olio in tutto il mondo: si parla di pandemia. I casi salgono in maniera esponenziale e il numero di morti e allarmante. I capi di Stato corrono ai ripari è: è giunto il momento di dichiarare lockdown anche in Italia. Tutto si ferma repentinamente.
Pochi giorni più tardi si inizia a sperimentare il vaccino e i primi risultati arrivano da Moderna: nel frattempo il COVID continua a contagiare milioni di persone in tutto il mondo. In Italia la situazione non è da meno; gran parte dei decessi vengono registrati nel Nord. Alla fine del 2020 viene sviluppato anche il vaccino della Pfizer.
Gli studi sul Covid non si sono mai interrotti, tanto è vero che attualmente, ad oltre tre anni di distanza dall’incedere della pandemia, sono state condotte delle ricerche inerenti agli asintomatici. Con questo termine vogliamo indicare coloro che hanno contratto il virus, ma non hanno registrato alcun tipo di sintomo come ad esempio la febbre.
Stando a quanto emerso dagli studi, gli asintomatici sono portatori di una variante genetica del virus che è in grado di identificare repentinamente e soprattutto di contrastare la malattia. Questo, però, non vuol dire che non possono essere infettati, ma solo di non sviluppare i sintomi. Nello specifico questo aspetto potrebbe aiutare gli scienziati a formulare un nuovo tipo di vaccino e un nuovo trattamento per contrastare il virus.